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LUSUS

Saluto alla collega Luciana Z.

Saluto al collega Sergio P.

Saluto alla collega Renata B.

Saluto alla collega Laura M.

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Saluto alla collega Luciana Z.

Si dice che nessuno l’abbia mai veduta arrivare a scuola. Si dice anche, però, che lei possa dire l’orario di arrivo all’istituto di quasi tutti noi. Anche perché precisione puntigliosa e documentazione minuziosa sono da sempre caratteristiche specifiche della sua serietà umana e professionale. 

Sto parlando – ovviamente – della collega Luciana Zennaro. 

La quale ha esibito agli altri in primis una qualità che chi parla pronuncia con tremore: la puntualità.

Qualità che la professoressa ha coltivato - oggi si direbbe forse implementato - con la pratica di levate antelucane degne di più sacri chiostri e di venute scolari mattiniere, che, si dice,  abbiano sviluppato in lei un sentimento affidato alla scrittura letteraria: il sentimento dei silenzi, dei corridoi deserti, delle aule ancor vuote di volgo studentesco dissacrante. 

Forse solo chi parla è riuscito a sfuggire al suo riservato ma inesorabile monitoraggio, per una tendenza al ritardo mai esplicitamente rimproveratagli, ma accusata da qualche suo sguardo rassegnato.

Del resto chi parla ha anche il torto di avere minato l’attenta impegnata partecipazione della professoressa ai collegi dei docenti, raccontandole un giorno una barzelletta su Rigoletto, destinata a indurle il sorriso a ogni nuova riconvocazione, a onta della seria costruttiva sua determinazione a parteciparvi sedendo nella prima delle file dei cavalieri. 

Un peccato veniale nella professoressa, frutto non di sufficienza, ma dell’intelligente ironia che chi ha saputo andare oltre la sua riservatezza, ha imparato a apprezzare.   

Certo vederla quest’anno sedere nelle ultime file ha dato a molti di noi il messaggio della fine di un’epoca!

Devo chiudere, professoressa Luciana, ma mi corre l’obbligo di ricordare - e rimpiangere, nel momento in cui ce ne privi - la tua solida preparazione, la competenza, l’intelligenza, che ti hanno permesso un tempo di farti valere col temibile prof. Milan alle origini del nostro Classico e ti riconoscono oggi tutti i colleghi, che per mia bocca ti ringraziano del servizio e delle energie prestato a questa scuola e ai molti alunni che vi hai formato.

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Wave

 

Saluto al collega Sergio P.

Si dice che nessuno l'abbia mai veduto uscire di scuola. Dopo insistite ricerche E indagini È stata acclarata la verità: il professor Sergio Perini è il professore più veloce del Veneto. Tra il suono della campana e la sua uscita da scuola trascorre - è accertato - un nanosecondo. Il fenomeno è fisicamente spiegato: È noto infatti come da Einstein in poi sia chiaro come il tempo alle livello del mare scorra più lento che alle altezze culturali raggiunte dallo storico Perini. Il prof, Al suono della campana, ha raggiunto per anni a velocità inimmaginabile la fermata dell'autobus, per raggiungere l'archivio storico di Venezia di cui è vero padrone. (Sia permessa una testimonianza personale. L’unica volta che il sottoscritto ha fatto visita a quell'archivio e ha chiesto delucidazioni alla responsabile di sala, si è sentito rispondere: "Conosce la persona che sta seduta davanti? Chieda a lei, la sua esperienza le chiarirà ogni dubbio”. Era il professor Perini). La dimestichezza diplomatica del professore gli ha consentito di affiancare una competenza di livello universitario alla sua attività di insegnante, per la quale nuovo ringraziamo stamane in questo consesso, mentre gli auguriamo il meglio per il futuro della sua importante ricerca e dei molti libri e convegni che, da oggi in poi, potrà ancor più agevolmente progettare, Magari intercalati dalla musica del suo pianoforte di cui è apprezzato esecutore.

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Wave

Saluto alla collega Renata B.

Zitta zitta, con la discrezione elegante che le è solita, la prof.ssa B. ci ha fatto ciao ciao e ci ha sorpresi con una decisione inattesa. 

Sbalorditi, ci siamo chiesti: “Come? La Renata? In pensione? Ma non ha l’età…”.

Tanto più sbalordito il sottoscritto, che la ricorda tra gli allievi dei primi anni del Classico chioggiotto e doveva perciò almeno subodorare che qualcosa potesse bollire nella quieta pentola della collega di Religione.

E chi la sostituisce adesso? Chi come me ha avuto molte volte l’onore di esserne collega anche nel medesimo consiglio di classe, sa quanto la saggezza, l’equilibrio di Renata abbiano giovato al clima di lavoro, anche in anni difficili. 

E del resto anche chi l’ha soltanto incrociata in sala docenti, ha potuto leggere nel gesto suo più semplice – la delicata cura per le piante – ben altro che il talento del pollice verde: piuttosto il suo contributo silente ma evidente a un clima d’accoglienza vitale per tutti.

Tutti abbiamo constatato in lei la sapienza dell’esserci senza ostentarsi, per lasciarsi trovare, e accogliere, appunto, con un sorriso, un incoraggiamento, un conforto.

È la stessa sapienza significata dal suo presepe natalizio, quella presente nei discreti suggerimenti di partecipazione a concorsi o attività.  

La sapienza che ha ispirato soprattutto il suo costante quotidiano confrontarsi con gli alunni sulle ragioni della fede, sulle grandi domande della vita. Per quasi trent’anni.

Renata è stata con noi al “Veronese” dall’a.s. ’91-’92. Quasi trent’anni di strada insieme. 

È superfluo dire - senza retorica alcuna - che ci mancherà.

A lei il nostro sincero grazie e l’invito a tornare a trovarci.

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Saluto alla collega Laura M.

La prof.ssa Laura M. ha messo piede al Veronese per una supplenza annuale nell’a.s. ’84’85. Non so quanti di noi ci fossero già. Vi è poi tornata stabilmente dal ’97-’98 quale insegnante di Lettere, per lasciarci poi, inopinatamente, quest’anno.

Sul suo lavoro di insegnante scrupolosa, attenta, giudiziosa ci sarebbe da dire il molto che usualmente si riserva ai colleghi pensionandi. Vale forse la pena, invece, ricordare un tratto originalmente suo: quanto cioè la professione di Laura si sia arricchita nel tempo attraverso il dialogo con altre dimensioni intellettuali e culturali. 

La ricordiamo infatti impegnata nelle attività drammatiche della compagnia del Teatronovo, in qualità di attrice premiata e di regista di Baruffe chiozzotte, Casa nova e I rusteghi. Nel 2005, coi Rusteghi, si aggiudica il premio di migliore attrice al Festival internazionale dedicato ad Ave Ninchi. Ma la ricordiamo pure straordinaria interprete del personaggio di Mirandolina nella Locandiera di G. 

Un impegno del genere non è solo attività amatoriale, estranea alla scuola. È invece anche modo originale di arricchire la professione docente, mediante il confronto con le regole del teatro, le sue esigenze di scrittura, la poliedrica sua complessità.

Peraltro la pf. Marchetti ha trovato altri modi per affinare la sensibilità letteraria che si è prodigata di coltivare negli alunni. Il più diretto, il più efficace di questi modi è stata certo la sua passione per la scrittura creativa, che – abbiamo scoperto – ha coltivato intensamente, confrontandosi “da dentro” col mestiere dello scrivere e partecipando nel tempo a vari concorsi letterari, nei quali è risultata spesso vincitrice. È frequentatrice della Libreria delle donne di Padova. Sa di letteratura e in occasione dell’ultimo Campiello l’abbiamo vista tra i lettori di parti del romanzo Sommersione, in un video mandato in onda durante la cerimonia da Piazza S. Marco.

Si parva licet componere magnis, anch’io che vi parlo ho avuto l’avventura di scoprire che proprio lei era l’autrice di uno dei testi scelti al X Premio letterario “Città di Chioggia” dalla giuria di cui mi è accaduto di far parte. Una felice sorpresa, che coronava col premio la stima nei confronti della collega.

 

La prof.ssa Marchetti, insomma, ha integrato la sua attività docente con la frequentazione personale degli oggetti del suo insegnamento.

Il suo congedo priverà il liceo di un apporto importante e originale all’insegnamento delle lettere.

La salutiamo con viva gratitudine.

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